“Io, boliviana, vi racconto il Sinodo sull’Amazzonia”

La testimonianza a “la Voce” della giornalista Carmen Julia Lujan

Published on 2019-10-21

“Con l’agenzia di stampa Fides partecipo al team di comunicazione della Rete Ecclesiale Panamazzonica (REPAM)”, ci racconta. “Le realtà della Chiesa di coloro che abitano in Amazzonia sono sempre più ridotte dal punto di vista numerico. Questo a causa della mancanza di vocazioni e perché i religiosi e i sacerdoti stanno invecchiando. A ciò si aggiungono le grandi distanze che devono essere percorse per raggiungere le varie comunità. Nella maggior parte dell’Amazzonia boliviana non ci sono strade asfaltate e nella stagione delle piogge i viaggi possono richiedere diversi giorni per raggiungere una singola comunità. Ci sono sacerdoti che si occupano di aree corrispondenti a diocesi italiane di medie dimensioni e che riescono a raggiungerle non più di una volta all’anno per le funzioni ministeriali. Pertanto, i sacramenti non raggiungono regolarmente gli indigeni. Ma in molti luoghi c’è l’aiuto di animatori pastorali che collaborano con il sacerdote nell’incontrare le popolazioni”. “Spero che dopo il Sinodo l’organizzazione nella Chiesa Amazzonica cambi per lasciare il posto a una Chiesa che rimane nelle comunità e con le popolazioni indigene. Spero che la conversione ecologica integrale che ci si aspetta da tutta l’umanità possa avvenire non solo nel mio paese o in America Latina, ma in tutto il mondo. Perché la cura del Creato come Casa Comune appartiene a tutti noi e, come dicono i protagonisti del Sinodo, tutto è collegato”.